Gruppo Studentesco Cattolico

"Giovanni Paolo II"

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Dalla parola di Dio

Non è qui. E' risorto, come aveva detto... “…un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve […] l’angelo disse alle donne: “ Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. E’ risorto, come aveva detto…”. Vangelo secondo Matteo 28, 2.6a Suggerisco al lettore di godersi la bellezza e la suggestione della narrazione evangelica e, per una volta, non mi addentrerò in particolari filologici ed esegetici. Qualche spunto invece per illustrare la ricorrenza pasquale. Pasqua è una parola ebraica (PESACH) che era utilizzata, insieme ai suoi calchi aramaico (PISCHA’) e greco (PASCHA), sia per indicare l’agnello immolato nella celebrazione templare(a Gerusalemme) e domestica, sia per indicare la festività vera e propria. Il termine era spiegato con il verbo PASACH “passare oltre”. Il passare del Signore davanti alle case degli Israeliti risparmiandoli dallo sterminio ( Esodo 12, 13.23.27). Più tardi la festa avrebbe ricordato gli avvenimenti della notte in cui gli Israeliti uscirono dall’Egitto, sotto la guida di Mosè, evocando con varie celebrazioni l’Antica Alleanza tra Dio e il suo popolo. Così la vivrà Gesù in tutta la sua vita: come la principale festa di pellegrinaggio a Gerusalemme del suo mondo giudaico. Giunto il tempo opportuno, Gesù ha inserito l’ultima cena con i suoi nel cuore dell’osservanza pasquale ebraica, e ha interpretato la sua morte e risurrezione come la nuova Pasqua (Gv 13,1). Il momento di passare dal mondo al Padre diviene il “nuovo passaggio” (PESACH) realizzato e concentrato nell’Eucaristia., donata come memoriale ai suoi discepoli. Per i discepoli di oggi, in continuità con quelli di ieri, la Pasqua della Nuova Alleanza è nel corpo e sangue, nella morte e risurrezione del Cristo (= il Signore). Poiché non si può curare l’umano con l’umano, la vita con la vita, la morte con la morte, il tempo con il tempo; e per l’uomo ci vuole la grazia, per la vita ci vuole la vita eterna, per la morte la risurrezione, per il tempo l’eternità: l’eucaristia è la nostra Pasqua, il passaggio tra il tempo e l’eternità, la cura della grazia di Dio, il pane della vita eterna, la compagnia del Maestro, il passaggio dal nostro mondo a quello del Padre. La festa di Pasqua è annuncio. Annuncio anche, contro ogni evidenza umana, che nessuna situazione, per quanto difficile, è senza sbocco, che non vi è più un “cielo chiuso” sopra le umane sofferenze. Pasqua è la “maglia rotta” ansiosamente cercata dal grande Eugenio Montale nella “rete che ci stringe” quando la condizione umana confida e cerca solo con le pur necessarie ma insufficienti armi della ragione e dell’esperienza. Ha detto Isacco il Siro, un padre della Chiesa del V secolo: “ Il solo vero peccato è rimanere insensibili alla resurrezione!” E’ sulla Pasqua del Signore, non su altro, che il cristiano misura ogni giorno la sua fede.

 

 

 

 

 

 

 

 

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